di Camillo Kraus

Sei nato!
In sala parto, quando mamma mi chiede se ti voglio in braccio, in barba al covid, mi tolgo camice, felpa, maglietta (poi mi sgrideranno). Non sto più nella pelle, mi toglierei anche quella. Sei pieno di peli, penso, mentre ti guardo sul mio petto. E penso che lo sono anche io. I maschi Kraus si somigliano?

Quando ti ho scattato la prima foto, sul petto di mamma, riguardandola ho visto improvvisamente me stesso da bambino. Le generazioni che si danno il cambio, la vita che continua, si riproduce e si celebra, attraverso questi curiosi espedienti scenici e quel gran spettacolo che è il parto.

Tutto questo l’ho visto soprattutto negli occhi di mamma. Tra le spinte e i riposi. Calma, forte. Posseduta per metà da un istinto antico, animalesco, a cui fare posto dentro di lei. Lo spirito del giaguaro che ruggiva dentro i suoi occhi determinati e pazienti. Mamma giaguara. Per metà quella di sempre. Guardando quegli occhi, ho accompagnato le ultime spinte piangendo.

Ero spaventato all’idea di sentirmi impotente vedendo soffrire Maria. E, invece, lei ha saputo coinvolgermi, prendendomi per mano e rendendomi parte di questa magia. Trasformando la mia oggettiva impotenza in una smisurata fiducia in lei e nella vita, nella loro forza e nella nostra nuova famiglia.

Sei nato. Tra le mie lacrime e i ruggiti di mamma. Ora, calma.