di Anna Terzi

L’opzione di partorire in ospedale non l’ho mai contemplata. Quando sentivo i racconti delle amiche sui loro parti in ospedale erano sempre storie difficili, traumatiche. Rari, rarissimi i parti naturali. Tutte avevano avuto interventi medici, episiotomie, tantissimi i cesarei. Io volevo un parto naturale, di questo ero certa. Irremovibile. Quindi perché partorire in ospedale quando tutte le storie che sentivo erano ben lontane dall’idea che avevo io? Ma dove dirigermi? Come trovare un posto dove poter partorire sentendomi sicura e a mio agio? Ho valutato l’opzione casa ma avrei dovuto convincere troppe persone a sostenermi in una scelta così radicale. Non volevo fare una guerra.

Un giorno che ero in vacanza al mare ho incontrato per strada una persona che non vedevo da tempo, mamma da poco. Mi ha raccontato la sua esperienza, le grida, l’estasi della nascita e per la prima volta ho sentito della “Casa Maternità”. Così ho trovato la Via Lattea, l’unica casa maternità in una metropoli come Milano e lì mi sono diretta, incinta di due mesi, con il mio compagno. Ecco lui all’inizio era titubante, gli sembrava una delle mie solite idee strane, sempre fuori dal normale, ma dato che ero io quella a partorire, la scelta era mia, mi disse. Gradualmente durante la gravidanza e adesso che nostro figlio ha quattro mesi, è un gran sostenitore delle Case Maternità e addirittura mi sostiene pienamente qualora decidessi di partorirne un secondo a casa.

Il primo ricordo che ho della casa maternità è l’odore del sapone per le mani. Ricordo che ho pensato subito che mi sentivo a mio agio, era un profumo simile al sapone di casa mia. E poi la pulizia del posto, le luci, il parquet scricchiolante, la libreria e le ostetriche. Delle ostetriche sono innamorata cotta. Quello è stato un amore diverso da quello del sapone, più lento. Ma ricordo bene il giorno che guardai una delle ostetriche che mi avrebbe assistito e pensai “sarà una delle prime persone che mio figlio vedrà, che bello.” Dal primo giorno in Casa Maternità è iniziato un percorso che dura ancora adesso e penso durerà per lungo tempo. Prima di tutto non ci si dimentica delle donne che erano lì al tuo primo parto. E che ti hanno assistito prima e dopo, che ti hanno vista maturare in madre. Sono per me dei punti di riferimento, delle maghe, delle artiste, delle artigiane della femminilità, delle professioniste che conoscono la mia storia, che mi hanno vista in uno dei momenti più forti della mia vita. Sono delle filosofe, sono argute e dolci. Con loro faccio un percorso olistico, che parte dalla salute mia e del mio bambino e spazia ben oltre.

La Casa Maternità ha soddisfatto pienamente tutte le mie aspettative. È stato un luogo dove mi sono sentita sicura, dove potermi lasciare andare totalmente perché c’era una profonda conoscenza ed esperienza di ciò di cui una donna ha bisogno per partorire in modo naturale, dove si crede nelle competenze della donna e del bambino, dove sono la donna ed il nascituro ed i loro bisogni al centro, dove c’è cura e attenzione e rispetto.

Quando raccontavo della mia scelta prima e ora che il bimbo è nato, erano rare le persone che conoscevano la Casa Maternità come luogo di nascita. Addirittura nel registrare il bimbo in comune, Casa Maternità non è neanche una delle caselle che si possono sbarrare. È necessario riflettere e agire sul perché in così pochi sanno che è una delle scelte che si possono fare, è necessario invitare i/le ginecologi ad offrire questa scelta, invece che reagire in modo spaventato, come successe a me quando dissi che volevo partorire in Casa Maternità. Solo così penso, nasceranno bambini sereni e in grado di sostenere le sfide future.