di Nadia Scaratti

Dopo il parto la donna vive un momento di grande sensibilità, in cui si chiude un capitolo importante e se ne apre un altro altrettanto intenso, ci sono nuovi ritmi, un nuovo assetto ormonale, una nuova percezione corporea e spesso crisi identitaria, con la ricerca di nuovi equilibri, nuove prospettive di vita.

In questo periodo, soprattutto il rapporto di coppia subisce una profonda trasformazione che coinvolge anche la ripresa della sessualità.

Ecco perché diventa importante durante la consigliata visita dopo i quaranta giorni, dedicare uno spazio alla ripresa della sessualità e all’eventuale uso di contraccezione, senza dare per scontato che la donna la voglia utilizzare, e che il metodo usato precedentemente sia ancora adatto.

I metodi contraccettivi utilizzabili nel dopo parto sono di vario tipo.

Possiamo definire una contraccezione al femminile quella che si basa sull’osservazione e la conoscenza del proprio corpo. Il metodo sintodermico che comprende la misurazione della temperatura basale, l’osservazione del muco cervicale e la posizione della cervice, con l’aggiunta del metodo LAM (metodo della amenorrea da allattamento) per le donne che stanno ancora allattando.
Nei contraccettivi al femminile vengono compresi i metodi definiti a barriera, come il diaframma e simili e il preservativo, sia femminile che maschile. Tutti necessitano di una scelta consapevole e partecipata, non solo dalla donna, ma anche del partner.

Esiste poi una contraccezione definita medica, che comprende l’uso della spirale e la contraccezione ormonale in tutte le sue forme. Tale tipo di contraccezione necessita di un intervento medico come atto di delega e comunque di interferenza nella ciclicità femminile.

Restano entrambe soluzioni valide da proporre per preservare il difficile adattamento nel dopo parto.

Una figura professionale come l’ostetrica aiuta a conoscere e a scegliere il metodo contraccettivo più adatto alle esigenze della neomamma e ai bisogni della coppia.

Per saperne di più contattaci.